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determinati poli alla terra, che la terra sia un certo e determinato polo a qualch altro punto dell etere e 54 Letteratura italiana Einaudi Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi spacio mondano; e similmente de tutti gli altri corpi; li quali medesimi per diversi riguardi, tutti sono e centri e punti di circunferenza e poli e zenithi, et altre differenze. La terra dumque non è absolutamente in mezzo de l universo, ma al riguardo di questa nostra reggione. Procede dumque questo disputante con pe- tizione di principio e presupposizione di quello che deve provare: prende dico per principio l equivalente a l apposito della contraria posizione; presupponen- do mezzo et estremo contra quelli che dicendo il mondo infinito, insieme insieme negano questo estre- mo e mezzo necessariamente: e per consequenza il moto ad alto e supremo luogo, et al basso et infimo. Vederno dumque gli antichi, e veggiamo ancor noi, che qualche cosa viene alla terra ove siamo, e qualche cosa par che si parta della terra, o pur dal luogo dove siamo. Dove se diciamo e vogliam dire che il moto di tai cose è ad alto et al basso, se intende in certa regio- ne, in certi rispetti; di sorte che se qualche cosa allon- tanandosi da noi procede verso la luna, come noi di- ciamo che quella ascende, color che sono nella luna nostri anticefi diranno che descende. Que moti dum- que che sono nell universo non hanno differenza al- cuna di su, di giù, di qua, di là al rispetto dell infinito universo, ma di finiti mondi che sono in quello, o pre- si secondo le amplitudini di innumerabili orizonti mondani, o secondo il numero di innumerabili astri. Dove ancora la medesima cosa, secondo il medesimo moto, al riguardo de diversi, si dice andar da alto e da basso. Determinati corpi dumque non hanno moto infinito, ma finito e determinato circa gli proprii ter- mini; ma de l indeterminato et infinito, non è finito né infinito moto, e non è differenza di loco né di tem- po. Quanto poi all argomento che fa dalla gravità e levità, diciamo che questo è un de più bei frutti che potesse produre l arbore de la stolida ignoranza: per- 55 Letteratura italiana Einaudi Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi ché gravità (come dimostraremo nel luogo di questa considerazione) non si trova in corpo alcuno intiero e naturalmente disposto e collocato; e però non sono differenze che denno distinguere la natura di luoghi e raggion di moto. Oltre che mostraremo che grave e lieve viene ad esser detta medesima cosa secondo il medesimo appulso e moto al riguardo di diversi mez- zi; come anco al rispetto di diversi, medesima cosa se dice essere alta e bassa, muoversi su e giù. E questo dico quanto a gli corpi particulari e mondi particula- ri; de quali nessuno è grave o lieve: e ne gli quali le parti, allontanandosi e diffondendosi da quelli, si chiamano lievi; e ritornando a gli medesimi, si chia- mano gravi; come le particole de la terra o di cose ter- restri verso la circonferenza de l etere se dicono sali- re, e verso il suo tutto se dicono descendere. Ma quanto all universo e corpo infinito, chi si ritrovò gia- mai che dicesse grave o lieve? o pur chi puose tai principii e delirò talmente che per conseguenza possa inferirse dal suo dire che l infinito sia grave o lieve, debbia ascendere, montare o poggiare? Noi mostra- remo come de infiniti corpi che sono, nessuno è grave né lieve, Perché queste qualitadi accadeno alle parti per quanto tendeno al suo tutto e luogo della sua conservazione, e però non hanno riguardo all univer- so, ma a gli proprii mondi continenti et intieri. Come ne la terra, volendo le parti del fuoco liberarsi e pog- giar verso il sole, menano sempre seco qualche por- zione de l arida e de l acqua a cui son congionte; le quali essendono moltiplicate sopra o in alto, cossì con proprio e naturalissimo appulso ritornano al suo luo- go. Oltre e per conseguenza rinforzate, che gli gran corpi sieno gravi o lievi non è possibile, essendo l uni- verso infinito; e per tanto non hanno raggione di lon- tananza o propinquità dalla o alla circonferenza o centro; indi non è più grave la terra nel suo luogo che 56 Letteratura italiana Einaudi Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi il Sole nel suo, Saturno nel suo, la tramontana nel suo. Potremo però dire che come sono le parti della terra che ritornano alla terra per la loro gravità (che cossì vogliamo dire l appulso de le parti al tutto, e del peregrino al proprio loco), cossì sono le parti de li al- tri corpi, come possono esser infinite altre terre o di simile condizione, infiniti altri soli o fuochi, o di simi- le natura. Tutti si moveno dalli luoghi circonferenzia- li al proprio continente come al mezzo: onde seguita- rebe che sieno infiniti corpi gravi secondo il numero. Non però verrà ad essere gravità infinita come in un soggetto et intensivamente, ma come in innumerabili soggetti et estensivamente. E questo è quello che sé- guita dal dire di tutti gli antichi e nostro; e contra questo non ebbe argomento alcuno questo disputan- te. Quel dumque che lui dice dell impossibilità dell infinito grave, è tanto vero et aperto che è vergo- gna a farne menzione; et in modo alcuno non appar- tiene a destruggere l altrui e confirmar la propria filo- sofia: ma son propositi tutti e paroli gittati al vento. elpino La vanità di costui nelle predette raggioni è più che manifesta; di sorte che non bastarebbe tutta l arte persuasiva di escusarla. Or udite le raggioni che sog- gionge, per conchiudere universalmente che non sia corpo infinito. «Or» dice lui, «essendo manifesto a quelli che rimirano alle cose particolari, che non è corpo infinito, resta di vedere al generale se sia questo possibile: perché potrebe alcuno dire che sì come il mondo è cossì disposto circa di noi, cossì non sia im- possibile che sieno altri più cieli. Ma prima che ven- gamo a questo raggioniamo generalmente dell infini- to. È dumque necessario che ogni corpo [o sia finito] o sia infinito; e questo o sia tutto di parte similari, o di parte dissimilari; e queste o costano di specie finite, o pur di specie infinite. Non è possibile che coste de in- finite specie, se vogliamo presupponere quel ch ab- 57 Letteratura italiana Einaudi Giordano Bruno - De l infinito, universo e mondi biamo detto, cioè che sieno più mondi simili a questo: perché sì come è disposto questo mondo circa noi, cossì sia disposto circa altri, e sieno altri cieli. Perché se son determinati gli primi moti che sono circa il mezzo, bisogna che sieno determinati li moti secondi: e per tanto come già distinguemo cinque sorte di cor- pi, de quali dui son semplicemente gravi o lievi, e dui mediocremente gravi o lievi, et uno né grave né lieve, ma agile circa il centro, cossì deve essere ne gli altri mondi. Non è dumque possibile che coste di infinite specie. Non è ancora possibile che coste di specie fi- nite»; e primieramente prova che non costa di specie finite dissimilari, per quattro raggioni de quali la pri-
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